Se non sapete di che cosa si tratta, preparatevi a ridere fino a star male, se sapete di che cosa si tratta, preparatevi a piangere fino alla disperazione: finalmente qualcuno con le idee chiare sul PD e il suo "ruolo".
Persone così meravigliosamente lucide e divertenti come Massimo Gramellini sono la nostra unica speranza!
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Con
le dimissioni di Sergio Chiamparino da ministro-ombra delle riforme,
rassegnate polemicamente alla luce del sole e amichevolmente rientrate
quando già erano calate le tenebre, stava per entrare in crisi il
governo-ombra del presidente del Consiglio-ombra Walter Veltroni,
altrimenti detto Ombrelloni. Non era mai successo nella storia
dell’umanità che un governo-ombra rischiasse di cadere prima del
governo vero, e questo conferma la novità del partito democratico, che
riesce a prefigurare scenari politici ignorati persino dalle profezie
di Nostradamus.
Di fronte a milioni di italiani amareggiati e attoniti, si andava
consumando l’ennesimo dramma nel cuore della Repubblica: che fine
avrebbero fatto i decreti-ombra, i convegni-ombra e i
sottosegretari-ombra? Ecco, era soprattutto il destino dei
sottosegretari-ombra a inquietare gli elettori più avvertiti. I quali
ci erano rimasti un po’ male quando il 9 maggio scorso, in un
seguitissimo discorso-ombra, il premier-ombra incaricato annunciò la
nascita dello Shadow Cabinet. Intanto perché molti di loro non sapevano
cosa diavolo volesse dire, anche se a naso intuivano che quel Cabinet
non prometteva nulla di buono. Ma quando qualcuno si prese la briga di
sottotitolare in italiano le parole del premier-ombra, la scoperta che
il suo governo sarebbe stato formato da soli 21 ministri-ombra lasciò
la base esterrefatta. Così pochi? Con tutta l’ombra di cui abbiamo
bisogno, specie in tempi di effetto-serra? Qualche spiritoso, forse
l’ombra di un dalemiano, dichiarò che il governo-ombra c’era solo in
Inghilterra, mentre noi siamo latini. Ma gli ombrelloni giustamente
risposero: se è per questo anche il Pd c’è solo in America, qui siamo
tutti anglosassoni e il socialismo lo lasciamo volentieri a tedeschi e
francesi, quindi giùllemani dal governo-ombra!
Bisogna però riconoscere che seppero porre rimedio all’errore iniziale,
aggiungendo ben presto ai ministri-ombra la bellezza di 20
sottosegretari-ombra, di cui ben 4 all’ambiente, forse per formare un
pannello solare umano che facesse ombra al ministro-ombra Realacci. Ma
gli elettori non erano ancora soddisfatti. E pur di accontentarli, i
democratici si sacrificarono a moltiplicare le poltrone, i lettini e
pure le sdraio (con ombrellone): di gran carriera furono nominati 2
consiglieri-ombra, 8 coordinatori-ombra e persino un
viceministro-ombra, nella persona del mite Cesare Damiano.
Con il suo scarno equipaggio a bordo, il governo Ombrelloni finalmente
prese il largo. Nella calura delle riunioni estive i ministri-ombra si
facevano ombra l’un l’altro e c’era gran ressa per accaparrarsi quella
di Fassino. I testimoni raccontano che l’aspetto più sensazionale di
quelle sedute era che i partecipanti si chiamavano «ministro» fra loro,
senza neanche scoppiare in una risata liberatoria.
La ragione autentica del governo-ombra era di facilitare le redazioni
dei talk show nella ricerca di un oppositore da chiamare in
trasmissione contro il ministro in carica, ma si arenò davanti allo
sgarbo dei registi televisivi, che nei sottopancia continuavano a
chiamare Bersani «responsabile economia Pd» anziché «ministro-ombra
dell’Economia», comunicando agli elettori un messaggio confuso. Ma
mentre il governo-ombra si occupava di questa e altre emergenze, nella
periferia meridionale del partito, e magari non solo lì, c’era qualcuno
che tramava: nell’ombra. Per fortuna il ritiro delle dimissioni-ombra
di Chiamparino tranquillizza i fan di Totò e Rosetta, al secolo
Bassolino & Iervolino. Perché se non ci si dimette più neanche
dalle poltrone-ombra, figuratevi da quelle vere.
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